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Per gelosia d’amore

Processi di ieri e di oggi

Il volume di Licia Badesi ricostruisce, a partire dai documenti dell’Archivio di Stato di Como, storie dei processi relativi a episodi di violenza maschile contro le donne nel periodo 1862-1928. E scopriamo che le cose non sono molto cambiate.

di Mariapia Achiardi Lessi

Per gelosia d’amore 

Dai documenti dell’archivio di Stato di Como

1862-1928

Licia Badesi

“Per gelosia d’amore” è stato pubblicato nel settembre 2020 da Editoriale Lombarda a cura di Soroptimist International d’Italia Club di Como,  e ricostruisce, a partire dai documenti dell’Archivio di stato di Como , storie dei processi relativi a episodi di violenza maschile contro le donne , nel periodo 1862/1928.

L’autrice, Licia Badesi, nata a Como nel 1932, laureata in lettere classiche , già insegnante nella scuola secondaria , è stata  dirigente dell’Udi, e, in anni più recenti di Arci donna, animatrice del Centro Dimensione donna di Como , parlamentare nella IX legislatura, collaboratrice di Rinascita e della rivista Donne , Parlamento e società.

Negli ultimi anni si è dedicata alla ricerca di storie di donne nella sua provincia, Como, e ha  pubblicato  Donne davanti alla giustizia del Lombardo-Veneto. Stupro aborto, esposizione di infante nei documenti dell’Archivio di Stato di Como  edizioni NodDolibri , 2014 e  Separati di letto e di mensa 1865-1928 edizioni Elpo Edizioni , 2017 , testi che ricostruiscono fedelmente, sulla base degli atti d’indagine, quelli processuali e le sentenza, le storie delle relazioni tra uomini e donne in quei territori in epoche lontane , in contesti radicalmente diversi da quelli attuali.

Per questo motivo mi sono amaramente resa conto che le vicende narrate sono straordinariamente attuali, per linguaggi e contenuti.

Il libro è strutturato in due parti, la prima in 32 capitoli narra altrettante storie di processi per omicidio, tentato omicidio  o lesioni contro le donne, con alcuni elementi comuni , che, purtroppo, non sono ancora stati del tutto superati : le attenuanti da gelosia, provocazione, emotività, i messaggi d’amore ( rectius di possesso) degli aggressori, la ferocia di esecuzione , con accanimento anche dopo la morte, la frequente coincidenza temporale e causale tra la richiesta di separazione della donna e l’esplosione della violenza. Ieri e purtroppo anche oggi la reazione maschile è violenta a un’inammissibile disobbedienza di chi si sottrae alla soggezione.

Nella seconda parte 11 racconti di violenze domestiche e sessuali rimaste fuori dal processo e dalla sanzione perché la parte lesa non ha presentato querela o l’ha poi ritirata, per pressioni familiari o di contesto sociale o per una sana diffidenza nei percorsi della giustizia istituzionale.

Segnalo l’ elemento del rispetto della volontà della parte di procedere giudiziariamente, che fu oggetto di aspro confronto anche tra le donne  nel dibattito sulla legge contro la violenza sessuale del 1996, e che oggi,  25 anni dopo, con l’esperienza maturata in tanti incontri con donne maltrattate, mi sembra essenziale per chi ha relazioni di aiuto con le persone coinvolte in queste dolorose vicende.

Nella storia che dà il titolo al libro, “Per gelosia d’amore”, l’uccisione di Teolinda M., detta Linda, da parte di Francesco B., a colpi di falcetto,  viene sanzionata con 10 anni di reclusione perché il delitto fu commesso sotto l’influenza di una passione per gelosia d’amore così forte da attenuare la sua imputabilità, parole che ritornano nella recente sentenza della Corte d’Assise di Brescia che nel dicembre 2020   ha prosciolto un uomo che aveva ucciso la moglie nel sonno a coltellate, e ne ha dichiarato la non imputabilità per vizio totale di mente, perché l’imputato avrebbe agito in preda a un “delirio di gelosia”.

In altre storie , ““ Mackie Messer alla Cortesella”, le sentenze danno rilievo al fatto che la parte lesa sia una prostituta (addirittura nel dispositivo della sentenza che testualmente dichiara l’imputato  colpevole di aver esploso contro la prostituta Albertina Z. nella casa di tolleranza di via Cortesella in Como, colpi di rivoltella)   ,o che la donna abbia relazioni extraconiugali   ( Una Carmen di provincia) o che tradisca il fidanzato ( Assolto) , con indagini  sui comportamenti della donna che subisce aggressione che purtroppo si ripetono in alcuni casi ancora oggi , a distanza di anni.

Nel testo di Badesi viene citata la pubblicazione della Fondazione Iotti , Le leggi delle donne che hanno cambiato l’Italia, 2013 ( http://www.fondazionenildeiotti.it/docs/leggi donne.pdf) ed è chiaro che le norme che regolavano i processi per stupro a inizi ‘900 sono ben diverse dalle attuali, sia sul piano della procedura penale che delle leggi relative alla libertà sessuale, a partire dal matrimonio riparatore , il delitto d’onore, le norme per la tutela della maternità , l’interruzione di gravidanza, il diritto di famiglia con pari dignità dei coniugi, il diritto delle donne a accedere alle professioni, compresa quella forense e la magistratura.

La struttura patriarcale delle famiglie contadine della provincia di Como un secolo fa è ben diversa dalle famiglie nucleari di oggi e la libertà femminile si esprime oggi in modi più ricchi .

Eppure i reati contro la libertà delle donne, specie nella sfera sessuale, restano connotati da un copione abusato:  l’ uomo reagisce in modo violento al fatto di essere “abbandonato”, o  comunque rifiutato da una donna alla quale non riesce a attribuire piena soggettività e libertà, e il gesto aggressivo  esprime violenza di genere nella sua forma più evidente, poiché vuole infliggere una “punizione” a colei che trasgredisce il codice tradizionale, e ricostruire il proprio potere nella relazione.

Emerge anche con sconcertante attualità quanto siano contigui  per “idem sentire” gli aggressori con gli investigatori, i giudici togati e quelli popolari delle corti d’Assise, oltre che le famiglie degli imputati e il vicinato: il violento suscita empatia e comprensione, le dichiarazioni della parte lesa sono svalutate, la passione d’amore o la reazione alla disobbedienza delle donne giustificano i reati.

In un bell’ articolo pubblicato da Internazionale il 19.1.2021, la sociologa Francesca Coin  ricostruisce il trattamento mediatico riservato a Alberto Genovese, imprenditore di successo accusato di sequestro e stupro di una diciottenne.

Ritroviamo la consueta empatia dei quotidiani per il mago delle start up, la tendenza a accusare le donne della violenza subita, perché provocano gli aggressori, che, da parte loro, sono ostaggi di una sessualità irrefrenabile.

Scrive Coin  .. questa narrazione è sottoposta a una critica severa, come si confà a un momento storico che segue al processo per stupro di Harvey Weinstein e al #MeToo. Le giornaliste di Alley Oop chiedono alla redazione del Sole 24 ore di modificare l’articolo. Alla fine l’articolo sarà modificato e la redazione si scuserà. Bisognerebbe ringraziare molte generazioni di femministe e il Piano femminista contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere di Non una di meno perr aver fatto un lavoro pedagogico indispensabile per spiegare alla società che cos’è uno stupro e come si racconta. Purtroppo, in Italia il dibattito si ostina a creare un clima ostile nei confronti delle vittime e indulgente nei confronti di chi compie le violenze, in un processo che non solo oscura gli aspetti importanti di questa vicenda ma non ci consente di capirla fino in fondo. ..fino in fondo .

Anche il testo di Badesi, scorrevole nella lettura, preciso nelle ricostruzioni, appassionato nel renderci partecipi di vicende che offrono spunti alle serie televisive di successo,  contribuisce a farci prendere consapevolezza di quanto su questi temi sia necessaria la presenza attenta e esperta delle donne per accompagnare la crescita culturale prima che giuridica per superare la violenza maschile.

 Mariapia Achiardi Lessi

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