Migrazioni, asilo, sfruttamento in una prospettiva di genere
di Enrica Rigo Carrocci 2022
La riflessione femminista sulle migranti si arricchisce di questo testo, pubblicato nel giugno 2022 da Carrocci Editore, di Enrica Rigo, docente di filosofia del diritto all’Università di Roma Tre, autrice di saggi su migrazioni, cittadinanza, diritto di asilo e accesso alla giustizia, come Europa di confine.Trasformazioni della cittadinanza nell’Unione allargata (Meltemi, 2007) e curatrice di Leggi, migranti e caporali. Prospettive critiche e di ricerca sullo sfruttamento del lavoro in agricoltura (Pacini, 2015), fondatrice della Clinica del diritto dell’immigrazione e della cittadinanza presso il suo ateneo.
Il posizionamento è quello delle studiose femministe delle diverse discipline, una metodologia diversa, in cui pensiero e esperienza sono inscindibili, perché, secondo l’insegnamento di bell hooks, la teoria che non è accompagnata dalla pratica e dall’attivismo non è sufficiente.
Solo negli ultimi due anni, in piena pandemia, Pamela Marelli, attivista e storica, nei suoi Archivi dell’acqua salata Stragi di migranti e culture pubbliche (Futura, 2021) ha ricostruito le stragi di migranti in un archivio politico e emotivo, interdisciplinare, che racconta storie di vita personali, e tiene conto dei sentimenti, attraverso testimonianze, film, romanzi, spettacoli teatrali, documentari, saggi storici e sociologici; Ilaria Boiano avvocata e Giorgia Serughetti, ricercatrice di filosofia politica, in Donne senza stato ( Futura 2021) sono partite dalle esperienze e saperi delle donne e hanno esplorato con gli strumenti della teoria politica e del diritto la figura delle rifugiate come “ avanguardia” nel movimento di contestazione dei confini degli Stati-nazione, capace di mettere in questione tutte le categorie politiche tradizionali e di indurre a un ripensamento radicale del diritto interno e internazionale, ( confr. Leggendaria n.149); Camille Shmoll, geografa e etnologa in Le dannate del mare. Donne e frontiere nel Mediterraneo ( Astarte 2022) ha effettuato ricerca sul campo in Italia e a Malta sulle tracce delle sopravvissute, ridando voce a chi non l’ha fatta ( confr. Leggendaria n.154).
Enrica Rigo, filosofa del diritto, assume la stessa postura di queste autrici delle altre discipline: interroga le esperienze delle migranti che chiedono asilo, parla CON le altre, non DELLE altre, non aggiunge uno sguardo di donna, ma mette in questione la posizione da cui si guarda e le relazioni che si intrecciano.
L’altra, la straniera, non è ontologicamente diversa da chi di lei scrive, ma propone una diversità spaziale, relazionale, sociale e politica da interrogare per mettere in discussione il suo sguardo.
In questo senso l’esperienza, di cui Enrica Rigo si è fatta promotrice dal 2012 all’Università di Roma Tre , della Clinica del diritto dell’immigrazione e della cittadinanza, in cui le e gli studenti, con la supervisione di un legale e in collaborazione con le associazioni territoriali di assistenza a migranti, l’Associazione Studio Giuridici sull’immigrazione, analoga clinica legale dell’International University College of Turin orientano e danno assistenza a migranti sui temi del diritto al soggiorno, della libertà di circolazione e della protezione internazionale, con uno sportello attivo due volte la settimana.
Questo stesso testo nasce dall’elaborazione collettiva della rete femminista di solidarietà che si creò attorno a 69 donne nigeriane, nel 2015 trasferite da Lampedusa, dove erano giunte via mare, al Centro di identificazione e espulsione di Ponte Galeria, a Fiumicino. Da qui le procedure giudiziarie, il rimpatrio di 19 di esse, nonostante la pendenza del giudizio, i successivi rientri di 5 delle rimpatriate, le pronunce dei diversi gradi di giudizio. Da questa vicenda parte l’analisi puntuale e approfondita della giurisprudenza in materia di genere, diritto d’asilo e di protezione internazionale.
Il posizionamento, comune alle studiose femministe delle diverse discipline, apre alla rilettura della vulnerabilità, considerata condizione umana, comune a ciascuna/o di noi, esposti nei nostri corpi sia alla cura che alla violenza, fuori dalla cristallizzazione dei soggetti migranti in vittime, espulsi dagli spazi pubblici e dipendenti, nel mondo del lavoro e in quello della riproduzione sociale.
Con una scrittura molto chiara, Rigo si confronta con i classici del pensiero giuridico, filosofico, politico e sociologico per connettere dimensione teorica e attualità in una riflessione rigorosa e complessa ( la bibliografia è di 17 pagine…) che trasmette passione e suscita complicità e alleanza con chi legge.
Partendo dalla definizione di Simmel “ straniero è…colui che oggi viene e domani rimane”, Rigo afferma e dimostra con un’argomentazione serrata e articolata, che spazia attraverso diverse discipline, che “lo straniero che rimane”, oggi, non può che essere “la straniera”, perché condizione essenziale del rimanere è la relazione con la vita, la riproduzione sociale, la fiducia che le migranti rappresentano con le loro esistenze e il loro agire, nel lavoro domestico, nelle rimesse alle famiglie all’estero, persino da parte di chi subisce la tratta.
Non a caso ci informa che Benin City, la seconda città della Nigeria, beneficia di rimesse per oltre 10 miliardi di dollari l’anno , così stimate nel 2010, dalle “miniere d’oro itineranti” , le donne sfruttate nel mercato sessuale.
La tesi del libro è che << il nesso tra riproduzione sociale e mobilità è essenziale per uno sguardo di genere sulle migrazioni, che vada oltre la condizione delle donne nei processi migratori, e che revochi in dubbio la distinzione tra migrazioni economiche e forzate,così come quella tra regimi di sfruttamento del lavoro e di espropriazione della vita>> (pag. 121).
Lo studio di Rigo , attraverso lo sguardo femminista, rompe le gerarchie e le distinzioni giuridiche tra produzione e riproduzione, migrazioni economiche e forzate, regimi del lavoro e della riproduzione di vita e apre, coraggiosamente a una possibilità del diritto di spingersi oltre i suoi confini e diventare matrice di ospitalità e ancora oltre perché la libertà di movimento rivendicata dalle e dai migranti riscrive la storia, loro e nostra.
L’analisi puntuale delle pronunce delle diverse autorità giudiziarie evidenzia le aperture interpretative che le lotte dei soggetti migranti, di chi li sostiene in giudizio e di chi li supporta, legali, attivisti e attiviste, accademici e accademiche, producono, perché, dai tempi dell’opposizione e la resistenza all’illegalizzazione della fuga degli schiavi, sono le pratiche e le rivendicazioni a spingere il diritto oltre i suoi confini.
In questa prospettiva Rigo dimostra che andare oltre i confini, fisici e teorici, è atto politico e le migrazioni sono atti decoloniali .
Nel radicamento nelle storie di vita ci racconta, a questo proposito, di donne che non desiderano entrare nei percorsi di tutela delle vittime di tratta, che pure attribuirebbero protezione, ma preferiscono addurre motivazioni meno legate alle proprie reti di relazione, come le mutilazioni genitali, attribuibili più alla società che ai soggetti.
Si rivelano così i limiti del diritto, incapace di leggere i processi sociali se non nei rapporti di subordinazione personale vittima/ carnefice, e quindi costretto a oscillare tra la repressione della criminalità e la tutela umanitaria delle vittime e si scopre la necessità, anche in ambito giuridico, di leggere asilo e migrazioni con lenti diverse, intersezionali perché <<sono le stesse modalità attraverso cui le donne fanno esperienza dell’oppressione di genere a qualificarsi diversamente quando sono attraversate dalle linee della subordinazione di classe, dalla razzializzazione, dall’etnicità, o incrociano altre forme di discriminazione>> (pag. 71). E ancora, se secondo il pensiero tradizionale, i confini moltiplicano i regimi di lavoro e sfruttamento, lo sguardo femminista ci svela che i confini moltiplicano anche e soprattutto i regimi coercitivi di riproduzione sociale.
La frase conclusiva del quarto capitolo del testo, intitolato “Oltre l’ospitalità , per la libertà di movimento”, è inequivocabile, di attualità estrema, e ci conivolge direttamente: <<Quella sui confini e sulla libertà di movimento è una contesa che non riguarda solo le donne e gli uomini migranti ma che, oggi, chiama ciascuno a prendere parte>>( pag. 125).
Mariapia Achiardi Lessi, ferragosto 2022