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Tante storie ” Normali ” sfociate in femminicidio

Sul numero 148 di leggendaria. Libri letture e linguaggi http://www.leggendaria.it la recensione di Maria Pia Lessi

 “ Femminicidi a processo. Dati stereotipi e narrazioni della violenza di genere ” di Alessandra Dino, pubblicato da Meltemi per la collana Deviazioni  a inizio 2021 è un  testo prezioso per chi, come noi, considera il linguaggio uno dei più potenti strumenti di cambiamento.

Ho incontrato Alessandra Dino, scrittrice e sociologa dell’Università di Palermo,  nel gennaio 2019 , quando intervenne al Convegno della Società Italiana delle letterate e Evelina De Magistris  “ Le donne , le mafie: ambivalenze, contaminazioni. Una lettura differente” e ci parlò della sua ricerca sul fenomeno mafioso , oggetto del suo libro del 2016  “A colloquio con Gaspare Spatuzza” .

Fu un racconto avvincente, che nasceva da una serie di incontri nei luoghi di massima sicurezza dell’autrice per acquisire la  testimonianza diretta di un uomo d’onore diventato collaboratore di giustizia, in cui il rigore della ricerca si univa a un  senso di profondo turbamento e di intensa partecipazione all’orrore delle vicende narrate.

Lo stesso coinvolgimento emotivo al dolore, questa volta quello di tante donne, incontrate nelle sentenze e nelle parole degli e delle intervistate,  si ritrova in “ Femminicidi a processo” , ed è per chi legge un in più impagabile all’analisi puntuale e approfondita delle rappresentazioni del femminicidio nei procedimenti giudiziari.

370 sono le sentenze esaminate, con oggetto reati definiti come omicidi volontari di donne,  dal 1975 al 2015, visto che in Italia non esiste il delitto specifico di femminicidio , inteso come uccisione di una donna in quanto donna, come accade nella legislazione di altri paesi , come Cile, Messico e Guatemala.

Alessandra Dino analizza un fenomeno che , purtroppo ,  continua ad essere attuale, perché l’uccisione delle donne nel nostro paese  cresce anche nel periodo in cui  gli omicidi sono in calo , con ulteriore aggravamento nel periodo di forzata coabitazione per il lockdown.

L’ipotesi della ricerca, inserita nell’ambito di un Progetto di ricerca di rilevanza nazionale promosso dal ministero dell’Università e della ricerca, con le Università di Palermo, Torino, Padova, Bologna e Salento,  è che “esistano competenze differenziate di rappresentazione e giustificazione sociale della violenza di genere che si esternano in discorsi dominanti ( e spesso densi di stereotipi) all’interno degli specifici “ campi sociali” , pur non mancando indizi di differenti risorse socio-politico-culturali indirizzate a mettere in discussione saperi ufficiali e rappresentazioni diffuse di senso comune.” ( pag. 11)

 Alessandra Dino inizia  inquadrando il fenomeno attraverso il racconto della sentenza come         << luogo simbolico di una pratica discorsiva che plasma le identità>>, prosegue Gaetano Gucciardo, dell’Università di Palermo , come gli altri collaboratori, analizzando quantitativamente i dati , età, professione, livello di istruzione della donna uccisa e dell’assassino, motivazione del reato e della pena, più o meno severa, trattamento degli imputati italiani o stranieri, genere dei componenti le corti giudicanti, l’accusa, la difesa.

I risultati confermano dati noti : solo il 7,1% delle donne è vittima di sconosciuti, le altre conoscevano l’assassino, spesso il compagno o familiare; la malattia mentale viene invocata dalla difesa nella metà dei femminicidi, ma solo in un caso su 4 emerge dalla perizia psichiatrica un disturbo, il 43% dei casi  ha motivazione sentimentale-relazionale ( per possesso ,per rifiuto, per abbandono, per gelosia );  agli stranieri è più probabile vengano inflitte pene più severe, senza che emergano differenze sul tipo di rito o di reato; i processi sono popolati prevalentemente da maschi ( collegio tutto maschile nel 46,7% dei casi, solo femminile nel 7,2%, 7 volte su 10 l’avvocato dell’imputato è un uomo) , ma questi dati non incidono sulla severità delle condanne; i reati con motivazione sentimentale relazionale subiscono condanne meno gravi di quelli con movente economico, punitivo, strumentale.

Gucciardo consegna questi dati a ulteriori analisi <<perché costituiscono senz’altro un punto problematico rispetto al merito giudiziario ma anche rispetto alla rappresentazione pubblica e mediatica di questo delitto>> .

Clara Cardella approfondisce invece  l’analisi delle motivazioni, consapevole che la narrazione contenuta nelle sentenze produce un ordine simbolico, definisce ruoli, rapporti, identità e fa emergere  la duplice rappresentazione dell’uccisa: o “povera donna” ,soggetto vulnerabile, oggetto di vessazione, o in qualche modo corresponsabile << anche inconsapevole , per avere con i suoi atteggiamenti provocato l’autore del delitto o per non aver trovato il coraggio di denunciarlo>>, e conclude che << l’unica costante che sembra permanere è la considerazione della donna come oggetto del potere maschile declinato in tutte le sue forme>> .

 Alessandra Dino ricostruisce poi gli incontri con  30 testimoni privilegiati, 20 donne e 10 uomini, 9 magistrati, 7 componenti delle  forze dell’ordine, 2 avvocate, 6 donne dei centri antiviolenza, 3 medici, 2 psicologhe e uno psichiatra, di diverse parti d’Italia, a cui vengono poste domande aperte, in relazione ai diversi profili professionali.

Laura Sapienza conclude con un’indagine empirica condotta al Centro antiviolenza Le Onde Onlus di Palermo, con raccolta dati, interviste delle operatrici e due racconti di storie vissute.

Accanto al comune desiderio di un lavoro di rete per affrontare un problema complesso, emerge dalle testimonianze raccolte da Alessandra Dino e da questi colloqui  la permanenza di confini piuttosto netti tra i saperi degli esperti di fronte alla quale la ricercatrice  propone di dare centralità al potere della parola che << nel nominare descrive e fa essere realtà parallele sulle quali, se non ci si intende sui termini usati, è difficile intendersi sulle politiche di intervento>>.

La passione di Alessandra Dino nella narrazione dei casi, attraverso gli incontri con chi è stato in relazione con le donne che hanno subito il reato, rimette al centro dell’indagine  << la figura fantasmatica >> della donna uccisa, la vera protagonista della vicenda , con la scelta già operata da  Carla Baroncelli nella narrazione di  “Ombre di un processo di femminicidio. Dalla parte di Carla ” Iacobelli, 2019.

La donna uccisa, attraverso le carte processuali, prende una voce che altrimenti resterebbe inascoltata e l’attenzione di Alessandra Dino ci permette di rivivere le storie, quotidiane, normali, che sfociano nella violenza  femminicida.

Le terribili esperienze escono dal linguaggio dei saperi specialistici e acquistano  vita e spessore per individuare i percorsi da affrontare.

Anche da questa ricerca, approfondita e rigorosa , risulta che gli uomini che uccidono le donne , più che mostri o , almeno nella gran maggioranza dei casi, malati psichici, sono espressione feroce della mentalità patriarcale che costringe uomini e donne in gabbie di ruoli e potere disuguale.

Per questo  anche questa ricerca conclude che è urgente e necessario  che gli interventi, interdisciplinari, con integrazione delle competenze culturali, psicologiche, sociali, giuridiche,  abbiano l’obiettivo di superare la mentalità patriarcale, attraverso l’educazione delle nuove generazioni a relazioni libere, collaborative,  gentili, e che a questi interventi si aggiungano la creazione di strutture territoriali competenti e  la formazione di chi su questi temi si misura .

Sono gli interventi <<pretesi >> nel documento del 27.2.2021  che l’Assemblea della Magnolia, <<promossa  dalla Casa internazionale delle donne e oggi costituita da tantissime donne e associazioni, diverse per storie, esperienze, competenze, soggettività, rappresentanti di movimenti e istituzioni, di organizzazioni italiane e internazionali>> ha trasmesso al Presidente del Consiglio:

<< Impegno nella creazione di una cultura della non violenza

Impegno nella creazione e diffusione di un’informazione non stereotipa e non sessista

Attuazione di interventi efficaci per le donne che esperiscono situazioni di violenza

Raccolta e collazione di dati certi>>.

Maria Pia Lessi

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