Blog

Torniamo ad Anna Karenina? Giammai!

Quanto sta accadendo,in relazione al ddl(disegno di legge Pillon) mi riporta indietro di 50 anni, quando da ragazzina leggevo i grandi romanzi del 1800, Anna Karenina, Casa di bambola e , un po’ più grande , Una donna di Sibilla Aleramo e Avanti il divorzio della scrittrice livornese Anna Franchi, degli inizi del ‘900 , con personagge desiderose di uscire da matrimoni infelici e prigioniere della scelta tra la libertà e la rinuncia ai figli.

Da giovane femminista, fiduciosa nella libertà e nella giustizia, studentessa in giurisprudenza entusiasta dei principi costituzionali, non capivo perché dalla crisi di coppia dovesse derivare per le donne la perdita dei figli.

Invece fino al 1970, data della legge sul divorzio e 1975, riforma del diritto di famiglia, la separazione era solo “ per colpa” e l’affidamento dei figli veniva attribuito al coniuge non colpevole. L’adulterio femminile o comunque la scelta di una donna di allontanarsi dalla famiglia,configuravano colpa.

L’adultera , come nei romanzi che leggevo, doveva lasciare casa e figli, quando non era punita con la reclusione.

Per il codice penale Rocco, l’opera più alta del regime fascista, l’adulterio femminile, anche di un solo episodio, era punito con la reclusione fino a un anno mentre il coniuge maschio era sanzionato solo in caso di concubinato. Questa norma è stata in vigore fino al 1969, quando la Corte Costituzionale l’ha dichiarata in contrasto con la Costituzione.

L’evoluzione normativa

Il cambiamento di prospettiva si è avuto col diritto di famiglia del 1975, con parità dei diritti tra i coniugi, abolizione della potestà maritale, separazione anche senza addebito di colpa, affidamento dei figli in funzione del loro benessere e non delle condotte più o meno colpevoli dei genitori.

In questi anni la giurisprudenza si è via via orientata nel ritenere l’adulterio ( di uomini e donne, in uguale misura) motivo di addebito solo se preesistente e causa scatenante della crisi familiare.

Col 2006,la legge sull’affido condiviso ha ulteriormente focalizzato l’attenzione sui minori, che hanno diritto alla bigenitorialità, cioè ad essere curati, mantenuti e istruiti da entrambi i genitori, nei modi e tempi più adeguati alle situazioni di fatto.

Dalla potestà genitoriale si è passati con la legge 219/ 2003 alla responsabilità genitoriale, condivisa per i genitori di tutti i figli, nati dentro e fuori del matrimonio, in conformità anche alle normative europee ( confr. Regolamento europeo 2201/2003).

Per la legge attuale i figli hanno dimora prevalente con un dei genitori, in regime di affidamento condiviso, salvo gravi casi che comunque riguardano il rapporto col minore, e il genitore non convivente provvede alle loro necessità con un assegno di mantenimento, per salvaguardare agli stessi il tenore di vita che avevano prima della separazione.

Dal 2014 i procedimenti di separazione si sono semplificati; con la negoziazione assistita i coniugi stipulano una convenzione in cui danno ai legali il compito di aiutarli a raggiungere un accordo di gestione degli aspetti patrimoniali ( assegno, abitazione) e di cura dei figli, l’accordo è poi autorizzato dalla Procura della Repubblica, senza alcun passaggio in Tribunale, né giudizio di addebito.

Una procedura che noi in studio seguiamo con grande soddisfazione dei clienti, perché costruita sulle esigenze reali delle parti, nel rispetto della legge che tutela i minori e la parte economicamente meno forte, con costi tempi e disagi irrisori rispetto a un giudizio civile.

Nel nostro lavoro di avvocate di famiglia l’85% dei casi si risolve con accordi; nel 2015 a fronte di 194.377 nuovi matrimoni ci sono stati 174.175 tra separazioni e divorzi, fenomeno diffusissimo in cui, salvo una percentuale minima di casi di violenza o maltrattamenti o malattie mentali, le coppie più evolute raggiungono accordi personalizzati.

Perché, come recita l’incipit di Anna Karenina “Tutte le famiglie felici si somigliano, ogni famiglia infelice, invece, è disgraziata a modo suo”.

Il ddl Pillon

In questo contesto entra il ddl Pillon, portatore degli interessi dei mediatori familiari , categoria a cui appartiene il promotore della legge, e dei padri separati, con la ricentratura sulla spartizione dei figli da parte della coppia, l’abolizione della casa familiare e dell’assegno di mantenimento , gabbie di orari indifferenziate per i figli di diverse età, procedure rese più costose per la necessaria mediazione familiare preventiva.

L’attuale co-genitorialità, che vede la coppia confrontarsi per individuare modi e tempi , diretti o indiretti di cura dei figli a partire dalle più diverse esperienze di vita materiale ( turni di lavoro, impegni fuori sede…) è sostituita da una bi-genitorialità perfetta con figli su due dimore, a prescindere da età, bisogni, abitudini.

Ci si chiede se questo legislatore abbia mai avuto a che fare con persone a lui care che si separano….

Prima della separazione ogni coppia ha i suoi ritmi e le sue regole, che configurano il modo di cura dei figli.

Con la separazione le regole cambiano,ma a partire dalle esigenze di quel nucleo familiare, non certo di un assioma di parità ideologico e comunque scorretto, perché ben sappiamo che trattare nello stesso modo situazioni diverse crea iniquità.

Inquietante è la prospettiva del venir meno dell’assegno di mantenimento, oggi previsto per consentire ai figli di mantenere lo stesso tenore di vita.

Nell’ossessione paritaria, l’assegno è previsto solo in caso di grave difficoltà economica di uno dei coniugi, a prescindere dalle abitudini del figlio.

Sappiamo che con l’attuale organizzazione del lavoro in Italia le donne con bambini piccoli sono meno occupate e peggio retribuite, per scelte condivise in famiglia di part-time o lavori funzionali all’attività di cura, in assenza di adeguati servizi sociali.

Per questo motivo il 90% degli assegni di mantenimento sono versati dal padre, mentre la madre continua a prendersi cura dei figli in modo prevalente.

Mi preme sottolineare che questo assetto è scelto nella stragrande maggioranza dei casi,da entrambi i coniugi , nella loro autonomia, con tempi di cura distribuiti a seconda dei tempi di lavoro.

Col ddl Pillon i bambini vivrebbero un “ pendolarismo” tra contesti con tenore di vita diseguale ( Confr. Chiara Saraceno http://welforum.it ) le madri si troverebbero prive di abitazione se non sono proprietarie almeno pro quota della casa familiare.

E’ noto che la situazione dei genitori dopo la separazione dipende dalle scelte e condizioni della loro vita lavorativa e sociale.

Quando l’occupazione femminile è inferiore al 50%, appare inevitabile la povertà per le donne e i figli a loro paritariamente affidati.Il rischio evidenziato da molti studi ( confr. Larenza Struffolini in http://ingenere) è che per evitare questa deriva le donne rinuncino a chiedere separazioni e divorzi. ( cd. Silent bargain)-

Il tutto per coppie fortunate, con un lavoro per quanto precario.

Lo scenario diventa più cupo in casi di violenza, in cui si rende ardua la denuncia dei disagi dei bambini, con lo spettro della fantomatica PAS e l’innalzamento delle pene per calunnia previsto nel ddl De Poli in caso di denuncia di violenza domestica a a cui non segua condanna.

Altre norme recenti

La normativa si inserisce in uno scenario misogino in cui il Ministero di pari opportunità è divenuto Ministero della famiglia ( singolare) e delle disabilità, accorpate nella visione patriarcale di tutela/controllo di soggetti ddeboli e svantaggiati.

La differenza e libertà femminile sono negate anche da un’altra serie di misure, come la libertà di lavoro fino a nove mesi ( mi chiedo : ma questi e queste,visto che è il parlamento con il maggior numero di donne di sempre, non hanno idea della gravidanza ?…O sono contenti di incontrare come utenti donne lavoratrici al nono mese di gestazione ?) o gli incentivi per il terzo figlio.

Giammai !!!

Voci, sguardi e pratiche di resistenza a queste derive esistono e quotidianamente operano nei centri antiviolenza, nelle sedi sindacali, nelle associazioni, per affermare che un altro mondo è possibile.

Ignorate dai massmedia che preferiscono dare visibilità ai SITAV, le donne in tutto il mondo hanno manifestato per la loro libertà, e in Italia il conflitto sul ddl Pillon ha prodotto un ritardo nei lavori parlamentari e un ripensamento.

Ogni momento di maggiore conoscenza e consapevolezza si muove in questa direzione.

Maria Pia Lessi Dicembre 2018

Discorso tenuto dall’ Avv. Maria Pia Lessi il 10/12/2018 presso la Cgil di  Livorno

Please follow and like us:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *