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Ripensare la legge per una diversa giustizia (Leggendaria n.137)

«In loro c’è vita, incanto e pretesa, c’è esperienza ed amore intelligente della città» – così il Coro delle Donne rivolgendosi a Lisistrata e alle sue compagne.

E’ un testo edito da Mondadori Università nell’ aprile 2019, dedicato “ A Ilaria Cucchi, un ‘Antigone contemporanea” , a cura di tre donne, diverse per competenze e formazione: l’avvocata Ilaria Boiano, specializzata nella difesa delle donne nel processo penale e nell’assistenza legale alle donne migranti e richiedenti asilo, la docente universitaria di Sociologia giuridica della devianza e del mutamento sociale Anna Simone e Angela Condello, dottorata in filosofia del diritto,studiosa di analogia, caso e norma, ontologia sociale, diritti umani.

Affiancano le tre curatrici la storica Chiara Giorgi, la criminologa Chiara Federica Pedace e la sociologa Valeria Verdolini.

Una squadra di studiose e operatrici del diritto di tutto rispetto che “ in un momento storico fortemente segnato dall’uso politico del diritto utilizzato per ripristinare o per contenere le derive democratiche del presente …rimette al centro la necessità di ripensare la giustizia anziché il potere, la democrazia anziché l’autoritarismo, trasformando il femminismo in un pensiero alternativo e fecondo per tutte e per tutti”.

Nell’introduzione le curatrici individuano quattro ragioni “ bisogni specifici” di concepire questo libro :

1 – costituire una summa e, al contempo una prospettiva ariosa di interpretazione del diritto e dei diritti, interessanti solo in quanto esercizio politico votato a realizzare una forma di giustizia più ampia e allargata;

2 – superare l’uso di strumenti giuridici sessualmente neutri su tutte le questioni che riguardano direttamente la vita e il sapere delle donne, da sessualità a procreazione ,ma anche immigrazione, violenza, vulnerabilità;

3 – valorizzare e fare in modo che il pensiero femminista italiano,la “ differenza italiana” trovi una posizione e un respiro internazionale attraverso le “ politiche della traduzione”,accanto ai dibattiti degli altri paesi.

4 – Far conoscere le teorie e pratiche femministe in relazione al diritto del femminismo giuridico italiano, che ha rimesso al centro la differenza sessuale come gesto, pratica e parola in grado di contestare alla base l’Uno dell’universalismo. Perché “ Fare la differenza è innanzi tutto differimento, spostamento..e, al contempo, quella risignificazione ,a partire dall’essere due e più di due in grado di accogliere più mondi, più linguaggi: nella pratica politica, nel tecnicismo giuridico, nella logica economica”.

Il testo affronta questi ambiziosi e appassionanti “bisogni specifici” da due punti diversi, che si intrecciano e richiamano con potenza.

Nella prima parte , intitolata “Fondamenti tecnico-concettuali del femminismo giuridico” sei saggi affrontano i temi del dibattito internazionale, con lo sguardo del femminismo giuridico italiano e così a partire da Diritto/diritti/giustizia, e da Differenza/Eguaglianza si discute di sesso/sessualità/riproduzione, cittadinanza/frontiere, devianza/questione criminale/sicurezza,vittima /vulnerabilità.

La seconda parte indaga gli stessi temi ricostruendo gli studi di quattro autrici fondamentali per il femminismo giuridico italiano:

Letizia Gianformaggio, costituzionalista che ha valorizzato, e per certi versi riabilitato il principio di eguaglianza come strumento formale e giuridico politico fondamentale per la realizzazione di una società giusta e equilibrata;

Tamar Pitch, filosofa e sociologa del diritto, militante femminista, che “ a partire da ciò che si è, ma anche da ciò che si può e si vuole essere “ incoraggia politiche produttive di sovranità” del qui e ora, del noi e per noi” usando a proprio vantaggio leggi e diritti, per produrne di nuove, svuotando di senso le vecchie, imponendo l’esperienza di soggetti incarnati che produce e trasforma il diritto e rigenera l’agire politico, con particolare approfondimento dei temi relativi al controllo sociale ;

Silvia Niccolai, costituzionalista che considera il diritto un’esperienza umana, e della differenza sessuale in particolare, più che strumento normativo e la Costituzione un’opera aperta pensabile solo unendo “ verità, resistenza, difesa della qualità dell’esperienza umana, bisogno di giustizia, di ragione, di senso, per rigenerare il diritto sia attraverso la controversia sia attraverso l’apporto di saperi che ne perturbano l’ordine positivo e tecnico “ e, su queste basi, affronta temi incandescenti come aborto e maternità surrogata.

Lia Cigarini, avvocata e anima della Libreria delle Donne di Milano,che ha aperto pratiche feconde con le parole chiave del “partire da sé “ e “stare in relazione con l’altra”, considera valore simbolico centrale il processo, il giudizio e la pubblica rappresentazione delle istanze, in una pratica di “affidamento” tra la donna parte e la donna avvocata che chiama in causa il darsi valore, il riconoscere sapere femminile in reciprocità e fiducia.

E così tra la prima e la seconda parte, con una trama avvincente , si affrontano e si richiamano le questioni più teoriche di filosofia del diritto, rapporto diritto/giustizia e differenza uguaglianza, e temi attualissimi, quali sesso/riproduzione , cittadinanza /frontiere, questione criminale /sicurezza, con attenta e puntuale ricostruzione del dibattito e delle posizioni delle studiose femministe italiane e internazionali.

Nei giorni della Capitana Carola, arrestata per aver attraccato a Lampedusa col suo carico di naufraghi salvati, e poi liberata dalla ordinanza della Giudice per le indagini preliminari di Agrigento,Alessandra Vella, viene evocata con forza la figura di Antigone, perché “ fare giustizia significa praticare, ognuna nel luogo in cui si trova, un’idea di mondo giusto basato prevalentemente sulla valorizzazione dell’esperienza e della trama di relazioni umane”(Libreria delle donne di Milano in Non credere di avere dei diritti, del 1987 ).

Vengono ricostruiti i diversi approcci con cui si affronta la polarità uguaglianza /differenza, con la radicale scelta dell’ angolo di visuale di una giustizia concreta, che muove dal presupposto dei corpi sessuati, uomini e donne reali, dietro la maschera dell’astrazione giuridica.

Attualissimo anche il tema della legge e il corpo, con la narrazione delle vicende italiane e del dibattito sull’aborto, ed oggi, sulla riproduzione assistita. Terreni complessi, quello della “maternità surrogata particolarmente divisivo e scivoloso”,( Silvia Niccolai) in cui emergono punti di vista differenti, nella comune consapevolezza che il linguaggio della legge, del diritto positivo neutro maschile, è insufficiente a trattare i temi che coinvolgono la sessualità femminile , temi che richiedono invece il sapere e l’esperienza delle donne , esperte in libertà sessuale e riproduttiva.

Appassiona anche lo studio della cittadinanza , ripercorso dalle impostazioni classiche ,a quelle più recenti, alla ridefinizione femminista col posizionamento delle donne, e non solo ,alle soglie della polis in cui “ non siamo convinte di voler entrare…” ( Emma Baeri Baisi ). E torna Antigone con l’an-archè, , ciò che sta prima della legge, come messaggio delle donne che si pongono sopra la legge dei muri e dei confini, nell’attraversare le frontiere “ corpi desideranti, contraddistinti da un’irriducibile appartenenza a reti relazionali che non si fanno imbrigliare dalle classificazioni giuridiche ( migranti economici, richiedenti asilo etc. “ ( Ilaria Boiano).

Fortemente connessi a tutto questo , i temi del diritto penale, della sicurezza e del ruolo delle vittime. Il femminismo giuridico critica in modo radicale l’ipertrofia del diritto penale, il disciplinamento e il controllo delle condotte femminili e dei migranti( Tamar Pitch), e pone la soggettività incarnata in corpo di donna come leva per la decostruzione dei dispositivi che, con l’asserito obiettivo del decoro e della sicurezza, sterilizzano e sorvegliano i territori.

E’ un testo di studio, non a caso inserito nella collana Lessico Democratico di Mondadori università, e mi sento di consigliarlo convinta alle tante operatrici del diritto, più o meno giovani, a cui le autrici rivolgono un ringraziamento in quanto “ provano a praticare questo sapere ogni giorno senza lasciarsi scoraggiare, riscrivendo il senso del giuridico a partire dalla relazione con la giustizia, sulla scia della natura più tragica e umana di questo dispositivo”.

Personalmente, l’incontro, nelle iniziative promosse dall’associazione Evelina De Magistris , in questi anni con Tamar Pitch e Silvia Niccolai e , attraverso i testi, con le altre autrici , è stato fondamentale per la mia professione di avvocata ,il mestiere più bello del mondo se si considera di accompagnare chi ha desiderio di giustizia, il più pesante se si resta prigioniere di linguaggi, riti, regole spesso insensati se non deleteri.

Mi sento però di proporlo alla lettura e riflessione anche di chi è estraneo all’attività giudiziaria o giuridica, perché col diritto, esperienza umana più che normativa , facciamo tutte i conti nella nostra materiale vita quotidiana , esserne consapevoli è bene.

E se, con Clarice Lispector, “Tutto il mondo deve cambiare affinché io possa esservi inclusa “, anche il cambiamento del diritto è possibile e necessario.

Maria Pia Achiardi Lessi

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